Santuario della Beata Vergine del Carmine

Itinerari nel Rojale

L’edificio originario fu eretto dal capomastro Sebastiano da Riu nell’abitato di Ribis nel 1648. La sede fu scelta perché qui vicino era presente un’edicola votiva di origine aquileiese con la statua della Madonna e il Bambino, divenuta oggetto di devozione per la popolazione del luogo.

Poco più tardi, con le offerte dei fedeli, viene eretto un ospizio per pellegrini con anche funzione di canonica.

Con il titolo di Beata Vergine del Carmine, diviene succursale della parrocchiale di Reana nel 1827.

Il Santuario giunge alla forma attuale dopo diversi restauri, conseguenti anche al bombardamento avvenuto durante la seconda guerra mondiale.

Nel 1952 il Santuario viene affidato ai Padri Oblati Diocesani fino a pochi anni fa.

La facciata, posta lateralmente e sulla strada, è connotata da paraste angolari doriche binate collegate da un ampio arco a tutto sesto e sormontate da un timpano triangolare con oculo sulla cui sommità è collocata una statua. Il portale architravato, nella parte superiore presenta una lapide dedicatoria. 

Al corpo principale sono addossati il loggiato a sud, la cappella laterale e le sacrestie a nord.


All’interno l’aula a pianta ovale è preceduta da un atrio rettangolare ed è dotata di un profondo presbiterio.
Le superfici architettoniche interne sono ritmate da paraste doriche sulle quali corre il cornicione modanato.

Nell’ampio ovale del soffitto, con cornice aggettante, si può ammirare il grande affresco intitolato La Madonna consegna lo scapolare ai devoti, tema ricorrente nell’iconografia tradizionale e legato alla devozione mariana del santuario di Ribis.
L'opera fu realizzata dall'artista Renzo Tubaro nel 1962, in seguito al crollo del precedente soffitto per i danni dovuti agli eventi bellici.

Al centro della composizione si trova la Vergine, vestita di bianco e sostenuta da angeli, visibile in una prospettiva leggermente inclinata dal basso verso l'alto. La scena è arricchita dal dinamismo delle ali e delle vesti dei due gruppi di angeli posizionati nella parte superiore. Lo sfondo è costituito da fasce colorate che si intrecciano tra loro, corrispondenti alla superficie di intonaco fresco dipinta dall'artista nel corso di una singola giornata di lavoro.
Nella parte inferiore sono presenti alcune figure che simboleggiano l'ascesa dell'umanità attraverso la fede e la devozione alla Vergine. Ritroviamo qui un operaio con la ruota di un carro, un sacerdote con la casula, una madre con il figlio e un contadino appoggiato alla stiva dell'aratro. Verso di loro si avvicina un angelo che porta lo scapolare del Carmelo. 
Tubaro, pur ispirandosi alla pittura settecentesca, ha voluto attualizzare il tema sacro introducendo nei suoi affreschi personaggi del nostro tempo, spesso ritraendo proprio persone del luogo. 


Per concludere, il presbiterio, cui si accede tramite tre gradini, presenta un soffitto a cupola, con tondo affrescato da Francesco Barazzutti agli inizi del '900. Restaurato recentemente, l'affresco rivela l'accuratezza stilistica dell'autore, i cuoi colori si ispirano ai canoni neoclassici ottocenteschi. 

Ai lati del presbiterio, illuminato da due finestre, si aprono due ambienti di forma ovale, destinati uno al fonte battesimale e l'altro alla riserva eucaristica. 
Nell’atrio si trovano il coro con balconata lignea e organo.