Vergnacco
La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, d’impostazione settecentesca, si trova proprio al centro del paese, in posizione dominante rispetto alla piazza che la circonda, e ad essa si accede da un'imponente scalinata.
Gli studiosi reputano che una primitiva chiesa dedicata a Santa Maria esistesse già anteriormente al XIII secolo, ma la prima testimonianza scritta risale al 1353 quando Rodulfus de Quals – ascrivibile al casato dei Savorgnan - le lasciò in legato vari terreni perché si celebrasse l’anniversario della sua morte. Detto edificio fu ampliato sotto la gestione di Pietro Fanzio, cameraro della chiesa nel 1456, come recita l’iscrizione collocata sul muro esterno dell’abside a nord. Venne poi completamente distrutto dal terremoto del 1511 come attesta la lapide murata sulla parete esterna di fronte al campanile dell’attuale chiesa: AD LAUDEM DEIUEIUSQUE/MATRIS SEMPER VIRGINIS MARIE HO/C TEMPLUMREHEDIFICATUM FUIT/PER HERMAGORAM QM LUCE NIGRI/ET NICOLAIBASII M/ORANDINIQUE SINDICI PRE/FACTI TEMPLI QUEM DEXTR/UXITTEREMOTUS SUB M° Q/UINGENTESIMO X [sic] DIE XXVI/MARCII FRATENICOLA BENEFICIANTE (A lode di Dio e di sua madre sempre Vergine Maria questo tempio fu riedificato durante il mandato di Ermacora di Luce Negro e Nicola Basi [Bassi ] Morandini, Sindaci della predetta chiesa che il terremoto distrusse il giorno 26 marzo 1511 sotto la reggenza di frate Nicola).
Celermente ricostruita la chiesa viene poi ampliata nei primi anni del Settecento e nel 1712 sul lato sud viene eretta la torre campanaria dotata pure dell’orologio, opera di Tomaso Cignino d’Artegna.
Nel 1863 una tromba d’aria provoca il crollo della facciata che viene riedificata entro l’anno successivo come testimonia l’iscrizione a sinistra della porta d’ingresso: HAEC PAROCHIALIS ECCLESIAE FRONS A TURBINEDIRUTA/DIE 18 IULII ANNO 1863, EX INTEGRO EXCITATA FUITSUMPTIBUS IPSIUS/ECCLESIAE, ET LARGITIONIBUS FIDELIUM ANNO1864 (La facciata di questa chiesa parrocchiale, distrutta da un turbine il 18 luglio del1863, è stata eretta nuovamente con fondi della stessa chiesa e con le elrgizioni deifedeli nell’anno 1864).
Sul lato opposto della stessa porta, un’altra epigrafe ricorda il parroco Antonio Sdrocchio, grande benefattore della parrocchia a cui nel 1841 lascia un ingente beneficio in terreni ed edifici, tra cui la canonica.
Tra il 1950 ed il 1964 nella chiesa vengono fatti ulteriori lavori tra cui l’erezione delle cappelle del Sacro Cuore e di Sant’Antonio, la riedificazione di quelle dell’Addolorata e dell’Immacolata, nonché la costruzione della scalinata d’accesso in pietra.
Il terremoto del 1976 danneggia gravemente la chiesa ed in particolare la torre campanaria, che viene abbattuta per le gravi lesioni e ricostruita sul lato opposto dell’edificio, staccata dal corpo della chiesa. I restauri post terremoto, conclusi nel1986, riguardano gli interventi di consolidamento delle murature e della copertura, ricostruita con capriate metalliche ed il restauro dell’interno.
La facciata della chiesa, in stile neoclassico, è scandita da semicolonne ioniche impostate su un alto basamento e sormontate da un timpano al cui centro si apre un oculo. Il portale architravato è completato da una cimasa.
Su lato nord, oltre alla già citata lapide che riporta l’iscrizione relativa al terremoto del 1511, si apre una porta d’accesso all’aula a fianco della quale è collocata l’acquasantiera a muro sostenuta da una mano scolpita e datata 1702. Sul lato sud è addossata la sacrestia a cui si accede tramite una porta sormontata da una elaborata cornice.
La chiesa ha aula rettangolare con presbiterio raccordato da tre gradini e abside semicircolare. A sinistra dell’ingresso, all’interno dello spazio chiuso da un cancello in ferro battuto con eleganti motivi a volute databile al 1719, si trova il fonte battesimale settecentesco in marmo nero. A lato, il grande catino in pietra che nei secoli precedenti svolgeva la medesima funzione.
Addossata alla parete la grisaille settecentesca dipinta da Giovanni Battista Tosolini di Tricesimo e raffigurante le Virtù Teologali: Fede, Speranza e Carità, staccata dalla parete destra dell’ingresso a seguito dei lavori di ristrutturazione post terremoto.
La pavimentazione è in lastre quadrate in marmo disposte a losanga con diverse tonalità di grigio. Lo spazio, illuminato da finestre rettangolari, è scandito da paraste in stile composito e sovrastate da un cornicione modanato. Nelle pareti laterali gli altari marmorei della metà del secolo scorso, con le statue lignee dedicate a Sant’Antonio ed al Sacro Cuore di Gesù, e quelli dedicati alla Madonna Addolorata e all’Immacolata che mantengono le mense settecentesche.
Nell’abside l’altare maggiore in marmo della seconda metà del sec. XVIII - opera dei tagliapietra Valle di Tricesimo su disegno dell’udinese Simone Pariotti - presenta le sculture dei Santi Pietro e Paolo ai lati del corpo centrale, provenienti da Chiese di Venezia, in cui è inserita una piccola tela raffigurante l’Assunta di Giovanni Battista Tosolini, sormontata dalla scultura del Cristo Redentore (fine secolo XVIII).
Sulla parete di fondo dell'abside è visibile l’affresco settecentesco raffigurante il Sacrificio di Isacco e, agli incroci delle vele, i tondi con gli Evangelisti.
A seguito dei lavori di restauro dell’edificio dopo il sisma del 1976, sulle pareti della navata sono apparsi gli affreschi raffiguranti scene del Vecchio Testamento di mano del pittore Gianpaolo Thanner databili agli anni Trenta del 1500: sulla parete di sinistra ritroviamo la Creazione di Eva, la Cacciata dal Paradiso Terrestre e il Diluvio Universale e, sopra la porta laterale, la Resurrezione di Cristo; sulla parete di destra l’Annunciazione, Gesù al pozzo con la Samaritana e il processo davanti al Sinedrio.
Sopra la porta che conduce alla sacrestia troviamo l’affresco che raffigura un Angelo armato di spada sovrastato da cherubini musicanti, in continuazione una finestra a sesto acuto con intradosso e cornice dipinti.
Gli affreschi sul soffitto della navata raffiguranti l’Assunta portata in cielo dagli angeli e gli episodi delle Tentazioni di Sant’Antonio, sono opera del tarcentino Carlo Boldi del sec. XVIII.
Meritano attenzione il grande lampadario settecentesco in ottone che pende al centro del soffitto dell’aula e, in controfacciata, l’organo della Ditta Domenico Malvestio posto sopra la bussola di ingresso e inaugurato nel 1927.